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Senti il respiro dalla testa ai piedi

Il respiro è sempre con noi, ma a volte lo trattiamo come se fosse la cenerentola delle nostre funzioni vitali. Se lo lasciassimo fluire liberamente più spesso, non solo attraverserebbe il corpo dalla testa ai piedi: raggiungerebbe anche noi stessi.

Consigli per la vita quotidiana
  • Percepisci consapevolmente il tuo respiro più volte al giorno senza cercare di modificarlo. Esegui un paio di atti respiratori prestando attenzione all’inspirazione, all’espirazione e infine alla pausa che precede l’inizio dell’inspirazione successiva.

  • Usa dei promemoria: un post-it attaccato al mobile dello specchio in bagno, al computer o alla cappa aspirante in cucina ti aiuta a dedicare regolarmente alcuni momenti solo al tuo respiro.

  • Mentre raggiungi la stazione degli autobus a piedi, rinuncia alle telefonate o alla musica e anche a ripassare mentalmente la lista della spesa. Concentrati invece sul movimento: senti come le sporgenze dei tuoi piedi si staccano dal suolo e poi come vi si appoggiano nuovamente.

  • Se capisci che stai entrando in una condizione di frenesia, metti una mano sull’addome e senti alcuni respiri sotto di essa. Il nostro respiro si dirige dove concentriamo la nostra attenzione.

  • Fai uscire consapevolmente tutta l’aria dai polmoni. Solo dopo un’espirazione completa il respiro potrà tornare a fluire liberamente.

Per capire fin dove arriva il respiro quando lo si lascia libero e come abbraccia le persone, basta guardare i più piccoli. «In un neonato tutto si muove assieme agli atti respiratori», spiega la terapista respiratoria Franziska Pfeuti. «Il corpo intero prende fiato». Poi, quando cresciamo, a questa funzione vitale riserviamo uno spazio spesso limitato. Quasi tutti si augurano di tirare un respiro di sollievo, eppure questo desiderio si perde facilmente nel ritmo serrato delle attività quotidiane che caratterizzano la vita degli adulti.

Il respiro del manager non raggiunge l’addome

Forse è proprio la sensazione di non riuscire più a respirare correttamente che spinge alcune persone a consultare una terapista respiratoria. Per altre, invece, può essere l’esigenza di accrescere la sensazione di pace e tranquillità nella vita oppure di conoscere meglio se stessi. Da Franziska Pfeuti e dalle professioniste sue colleghe (sono pochi gli uomini che praticano questa terapia) arrivano anche persone che soffrono di asma o dolori cronici, disturbi del sonno o attacchi di panico, artrite o problemi alla schiena.

«Il cosiddetto respiro del manager, ossia una ventilazione che non riesce più a raggiungere l’addome, è un problema da noi riscontrato sempre più spesso anche nei bambini e nei giovani». La terapia respiratoria, che da inizio 2016 è una professione riconosciuta a livello federale, rientra fra le terapie complementari: chi la esercita non può promettere la guarigione, ma va a integrare il lavoro di medici e psicoterapisti.

Apprendere il respiro naturale

Pfeuti spiega che tra gli obiettivi della sua professione rientra quello di trasmettere le tecniche respiratorie, per esempio prima di un parto. «Ma puntiamo principalmente a riportare la persona verso il suo respiro naturale». Nel caso ideale, concentrarsi sul proprio respiro non solo fa spazio a sensazioni e stati d’animo, né si limita a creare una condizione di calma: ne è convinta la co-presidentessa dell’Atemfachverband Schweiz (Associazione terapia respiratoria Svizzera AFS). La terapia determina anche una migliore irrorazione sanguigna degli organi, stimola i processi metabolici e regola lo stato di tensione della muscolatura.

Orientamenti diversi nella terapia respiratoria

La seduta di terapia comprende anche un colloquio in cui la terapista apprende i motivi di stress e preoccupazione, ma anche le aspettative della persona che chiede il consulto. Le terapie respiratorie sono individuali o anche di gruppo: esistono esercizi nei quali ci si muove e altri in cui si sta sdraiati e la terapista, a seconda dell’orientamento seguito, tocca i clienti direttamente sulla pelle o sopra i vestiti.

In Svizzera esistono orientamenti diversi per le terapie respiratorie: alcuni puntano prevalentemente su elementi di ginnastica e danza e lavorano molto con strumenti e palle, altri invece si ispirano piuttosto ai metodi dell’Estremo Oriente, per esempio al lavoro sui meridiani e, a seconda della forma terapeutica, entrano in gioco anche conoscenze di psicologia.

Mezz’ora al giorno

Come possiamo applicare alla nostra vita quotidiana ciò che abbiamo appreso nella terapia? «Pochissime sono le persone disposte a dedicare mezz’ora al giorno esclusivamente al proprio respiro», spiega Pfeuti. Del resto, non sarebbe nemmeno indispensabile. Già chi riesce a trasformare in abitudine la percezione consapevole di un paio di respiri, ripetendola più volte al giorno, raggiunge un buon risultato nel lungo termine e, con il passare del tempo, sente di reagire in modo diverso alle situazioni di stress. «In conclusione, non ci si può concentrare contemporaneamente sul respiro e anche sugli stimoli». (Continua a leggere qui di seguito...)

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Come possiamo applicare alla nostra vita quotidiana ciò che abbiamo appreso nella terapia? «Pochissime sono le persone disposte a dedicare mezz’ora al giorno esclusivamente al proprio respiro», spiega Pfeuti. Del resto, non sarebbe nemmeno indispensabile. Già chi riesce a trasformare in abitudine la percezione consapevole di un paio di respiri, ripetendola più volte al giorno, raggiunge un buon risultato nel lungo termine e, con il passare del tempo, sente di reagire in modo diverso alle situazioni di stress. «In conclusione, non ci si può concentrare contemporaneamente sul respiro e anche sugli stimoli».

di Ümit Yoker,

pubblicato in data 12.06.2017, modificato in data 06.06.2023


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