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Quando la sobrietà è all'ordine del giorno: quattro fan del Dry January raccontano le loro esperienze

Durante il Dry January, le svizzere e gli svizzeri sono invitati non bere alcolici a gennaio. Chi ha sperimentato questa astinenza non può che consigliare questa pausa da offrire al proprio corpo.

Danilo Meier, 34 anni, studente

«L'alcol svolge un ruolo centrale in Svizzera»

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Danilo Meier, studente in promozione della salute e prevenzione presso l'Università di scienze applicate di Zurigo, non ha aspettato né il 2021 né il primo Dry January in Svizzera per lanciarsi nella sua avventura. «Nel 2017 ho provato a rinunciare all'alcol per un mese. Visto che mi sono abituato rapidamente a non berne più, ho continuato per altri tre mesi. Alla fine, ho resistito un anno», spiega lo studente che beve due o tre birre a settimana.

La sua motivazione? «Quando ero più giovane, io e i miei amici bevevamo sempre qualcosa quando ci riunivamo. Questo mi ha fatto riflettere e ho pensato ai miei nonni che durante i pasti avevano sempre una bottiglia di vino sul tavolo. Mi sono accorto che, senza che ce ne rendiamo conto, l'alcol svolge un ruolo centrale in Svizzera. E dal momento che non mi piace dipendere da nulla, ho voluto allontanarmi dall'alcol per relativizzarne l'importanza.» Detto, fatto. Oggi Danilo Meier, quando esce con i suoi amici, alterna la birra alcolica con quella analcolica.

Paola Stanic, 49 anni, giurista

«Non bisogna avere paura di dire no»

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Paola Stanic ha già partecipato a tre Dry January. «Dopo gli eccessi delle feste, è bene passare a un periodo più sobrio. Per me, quindi, non bere a gennaio è diventata un'abitudine. E visto che è un programma fisso in agenda, è molto più facile rispettarlo», consiglia l'originaria di Neuchâtel residente a Berna, che nei weekend beve circa tre bicchieri di vino o birra.

Durante il suo primo Dry January, la giurista ha dovuto imparare a rifiutare i drink che le venivano offerti. «Non bisogna avere paura di dire di no. Ci vuole certamente un po' di pratica, ma presto ci si accorge che non si è affatto mal visti se non si beve, soprattutto perché non bere alcolici è una pratica sempre più accettata.»

Paola Stanic sottolinea inoltre che non è necessario ridurre i propri contatti sociali per partecipare al Dry January. «Quando si esce non bisogna rinunciare a tutto: a parte l'alcol, tutto è permesso. Per esempio, si può sostituire l'alcol, che contiene molte calorie, con un buon dessert! Infine, bisogna sempre ricordare che il Dry January va preso come un gioco, una sfida che ci si pone per testare il proprio grado di dipendenza dall'alcol. E se ci si arrende dopo tre settimane, non è un problema.»

(Continuazione in basso...)

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Ju Chin, 50 anni, Key Relationship Manager

«Il mio sonno è molto più profondo»

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Sebbene Ju Chin beva solo in modo molto moderato (una volta ogni due mesi quando invita degli amici o mangia fuori) ha subito provato gli effetti benefici del Dry January, a cui ha già partecipato due volte. «Quando non bevo, il mio sonno è molto più profondo e non ho più disturbi allo stomaco, come accadeva dopo aver bevuto champagne o prosecco, che sono comunque acidi», spiega la donna residente a Kilchberg (ZH).

Aggiunge: «In generale, ho l'impressione di disintossicare il mio corpo e sento di avere più energia.» Questa vitalità ritrovata permette a Ju Chin di intraprendere nuove attività. «Mi sono data al nuoto perché non volevo più stare a casa a fare niente.» Un altro vantaggio del Dry January altrettanto importante: «Raccogliere questa sfida che richiede autodisciplina permette di sentirsi orgogliosi di ciò che si è raggiunto e aumenta la fiducia in se stessi.»

Alexandre Fischer, 40 anni, viticoltore e cantiniere

«È meglio bere meno, ma bene»

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A Bourg-en-Lavaux (VD), Alexandre Fischer gestisce la tenuta Saint-Amour, un appezzamento di 10 ettari di vigneti che si affaccia sul lago di Ginevra e il cui nome riflette perfettamente la sua passione per il vino. «Sono comunque favorevole al Dry January perché, a mio avviso, non è in contrasto con la mia professione», afferma il viticoltore vodese che quest'estate, approfittando di una pausa per malattia, ha rinunciato al consumo di alcolici per tre settimane. Infatti, per il viticoltore prendersi una pausa dal vino o dalla birra «se se ne sente il bisogno» fa indubbiamente bene al corpo e non mette a rischio l'attività dei commercianti di vino.

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In parte sostenuto da altri viticoltori, Alexandre Fischer aggiunge: «Non temo che le persone riducano il proprio consumo di alcol dopo aver partecipato a un Dry January. Sono del parere che sia meglio bere meno spesso, ma in compenso scegliere vini di migliore qualità. Si tratta di un prodotto nobile, che suscita emozioni e che è bello condividere con gli amici. A questo proposito, in termini di istruzione c'è ancora molto da fare, soprattutto tra i giovani, per far sì che venga apprezzato per il suo reale valore.»

di Pierre Wuthrich,

pubblicato in data 29.12.2023, modificato in data 29.12.2023


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