Quella che comunemente viene chiamata malattia dello zucchero, nel gergo medico è definita diabete mellito o di tipo 2. Si tratta di una malattia metabolica cronica caratterizzata da una glicemia elevata. Il 90% delle persone affette da diabete soffre di questa specifica forma della malattia. Fattori ereditari, sovrappeso e mancanza di movimento ne favoriscono la comparsa. Solo il 10% circa della popolazione è affetta dal diabete di tipo 1, che è una malattia autoimmune.
Andrea Fringeli, Dietista
Sotto la dicitura «di cui zuccheri» e, rispettivamente, «tipi di zuccheri» o «sorte di zuccheri» vengono indicati tra i valori nutritivi non solo lo zucchero cristallizzato aggiunto ma anche tutti i monosaccaridi (zuccheri semplici) e i disaccaridi (costituiti da due monosaccaridi) contenuti in un prodotto: quindi, ad esempio, il saccarosio (zucchero da cucina), il glucosio (zucchero d'uva), il fruttosio o il lattosio. La dicitura «di cui zuccheri» tra le indicazioni dei valori nutritivi evidenzia quindi che non si tratta solamente di zucchero bianco da cucina ma di un «riassunto» di diversi tipi di zuccheri.
Andrea Fringeli ist Fachspezialistin Ernährung & Gesundheit beim Migros-Genossenschafts-BundPia Teichmann, Master in ecotrofologia
Bisognerebbe coprire circa il 55 percento del fabbisogno calorico giornaliero con l’apporto di carboidrati. Ad esempio, se il fabbisogno è di 1800 kcal al giorno, 990 kcal dovrebbero essere fornite da carboidrati, in misura pari a circa 250 g. Si raccomanda che l’apporto massimo giornaliero di zuccheri semplici (come quelli contenuti nei dolci) non superi il 10 percento, l’equivalente di circa 45 g di zucchero al giorno per un fabbisogno di 1800 kcal.
Pia Teichmann ha un master in ecotrofologia, lavora come dietista e creatrice di ricette per iMpuls.Andrea Fringeli, Dietista
Questi disturbi sono riconducibili ai succedanei dello zucchero contenuti in questi prodotti. Tra i succedanei dello zucchero figurano lo xilitolo, il sorbitolo, il mannitolo, il maltitolo, l’isomalto, il lattitolo e l’amido idrolizzato. Queste sostanze, in virtù delle loro speciali caratteristiche, vengono spesso impiegate per la produzione di dolci rispettosi dei denti. Dal nostro organismo vengono però digerite e assimilate soltanto lentamente; una parte, inoltre, giunge nel colon assolutamente inalterata. Qui avviene un duplice processo: la decomposizione per azione dei microorganismi attraverso la formazione di gas e il legame all’acqua con un conseguente effetto emolliente sulle feci. Ed è proprio questo duplice processo a manifestarsi sotto forma di flatulenza e/o diarrea. I bambini e le persone che consumano raramente prodotti dolcificati con succedanei dello zucchero possono presentare anche reazioni piuttosto sensibili. Dopo un periodo di assuefazione, però, i disturbi scompaiono nella maggior parte dei casi. Tuttavia bisogna tenere presente che anche i dolci rispettosi dei denti devono essere consumati con moderazione.
Per le ragioni appena illustrate, gli alimentari che presentano un tenore di succedanei dello zucchero superiore a 100 g per chilogrammo o litro devono recare secondo l’Ordinanza sulle derrate alimentari l’indicazione «un consumo eccessivo può avere effetti lassativi».