Le foto ritraggono persone sedute a gambe incrociate che meditano beate e sorridenti di fronte al lago. Un paio di respirazioni ed ecco pronta la cura istantanea contro gli effetti collaterali dell’esistenza. Ma è davvero così? Non proprio, sostiene la nostra autrice.
Sembra facilissimo: se ti senti stressato o hai pensieri ossessivi non devi far altro che meditare ed entrerai miracolosamente in uno stato di rilassamento e tranquillità, per non parlare degli effetti benefici sulla salute, documentati da numerose ricerche. In ogni caso nelle fotografie le persone che meditano appaiono sempre felici. Stanno sedute senza fatica sulle cime delle montagne, nelle palestre di yoga o di fronte al lago, con le gambe incrociate, le dita unite a formare aggraziati mudra, le labbra attraversate da un sorriso beato. Qualche respiro, un rapido «body scan» e la cura istantanea contro gli effetti collaterali della vita moderna è pronta.
In realtà la meditazione è una pratica, non uno stato. È un esercizio che dura tutta la vita e non ha alcuno scopo se non quello di farci essere presenti nel qui e ora. Questo può essere a volte rilassante e a volte insopportabile, perché la mente produce quasi ininterrottamente pensieri che sono accompagnati da sentimenti e sensazioni fisiche. È un flusso continuo che cambia direzione ogni manciata di minuti, a volte molto drammaticamente, a volte in modo assolutamente banale, in un alternarsi di momenti di esaltazione e di profonda tristezza. Generalmente nella vita di ogni giorno non ne siamo consapevoli, ma nella quiete della meditazione ci rendiamo conto di avere un dialogo interiore. E proprio questo è il punto. (Continua a leggere qui di seguito...)
In ogni caso questo processo non è sempre piacevole e neppure automaticamente rilassante. Se emergono rabbia, tristezza e disperazione, ricordi rimossi, malinconia o nostalgia può essere anche doloroso. La schiena ci fa male, le spalle diventano tese, sentiamo fame, stanchezza o entrambe le cose, veniamo presi dall’irrequietezza. Normalmente tendiamo a fare di tutto per sottrarci a queste esperienze o almeno per renderle più sopportabili. La pratica della meditazione consiste nel resistere a questa tendenza e ascoltare ciò che accade con la massima attenzione e benevolenza possibili.
Non si tratta né di non pensare più, né di mantenere costante un particolare stato mentale, perché entrambe le cose sono semplicemente impossibili. Tutto cambia, in ogni singolo secondo e anche in noi stessi. Quando si medita ci si allena a gestire il cambiamento. Questo non significa che gli alti e bassi della vita non ci toccheranno più, che le perdite non ci faranno più soffrire e lo stress non ci appesantirà. Possiamo però imparare a considerare tutte le nostre esperienze ed emozioni come parte integrante della nostra esistenza, coltivando l’empatia per noi stessi e per gli altri: sono questi i frutti di una pratica regolare.
La tecnica di meditazione più diffusa nel Sud-Est asiatico è la Vipassana, basata sul «vedere le cose come realmente sono»: meravigliose e terribili, dolorose e piacevoli, fugaci, inafferrabili, in continua trasformazione. Per quanto ci sforziamo, non riusciremo mai a essere sempre rilassati e felici. La meditazione è un modo per accettarlo e vivere comunque con gioia. Per dirla con le parole del maestro Swami Satchidananda: «Se non puoi fermare le onde, impara a cavalcarle.»